IL RAP DANESE DI NOAH CARTER
Danese di nascita (Copenhagen, Nørrebro per la precisione), ma di origini ivoriane, afroamericane e coreane. Il mix alla base promette bene. Poi, aprendo Spotify con 2nd Demo, appena uscito, la situazione si fa ancora più interessante.
Noah Carter non è uno pseudonimo, ma il nome all’anagrafe (ci tiene a precisarlo in “Floatin”, il pezzo di apertura di 2nd demo, il suo nuovo album di cui parleremo a breve). Dopotutto porta un cognome importante, lo stesso di Jay Z, dell’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy, del campione NBA Vince e di una serie di personaggi passati alla storia per vari motivi.
Noah è un ‘93 come PARTYNEXTDOOR e lo ricorda moltissimo: non per l’aspetto, ma per le sonorità. Infatti, dimenticandosi per un attimo delle sue radici nord-europee, i pezzi di questo rapper danese potrebbero benissimo rientrare nelle playlist di OVO Sound, insieme a Drake, Roy Woods, DVSN, NAV e altri. Il Canada comunque non gli interessa, preferisce la sua madrepatria, e del rap danese dice:
“Danish rap culture’s a creative melting pot. It takes from a lot of the other places. They listen to grime, then they listen to French rap, then they listen to Canadian rap so they try to implement that into the Scandinavian thing or the Danish thing.”
Lo stesso Noah è influenzato dalle culture dei paesi in cui ha trascorso momenti diversi della sua vita. Avendo frequentato le elementari a New York, dove ha vissuto dagli 8 ai 10 anni, ed essendo cresciuto con sua madre ascoltando Mos Def, Erykah Badu e i The Roots, l’inglese lo parla da sempre e lo considera una vera e propria seconda lingua.
Con un background simile avrebbe potuto fare rap e diventare famoso dal giorno uno, ma il ritorno in Danimarca e gli anni nelle civilissime carceri danesi hanno ritardato l’uscita del suo primo singolo, avvenuta solo nel 2016.
Oggi, a due anni da “Do You” e un anno dopo l’uscita dell’album di esordio “Couch Dreams”, Noah Carter torna con 2nd Demo, prodotto sempre da Jens Ole McCoy: 13 tracce concise (anche nei titoli), molte sotto ai 2 minuti, una di soli 43 secondi. È un album sintetico, ma allo stesso tempo impegnato, soprattutto per i contenuti, tanto da guadagnarsi il paragone con Kendrick Lamar e J Cole. La strada è ancora lunga, ma intanto nel 2017 si è guadagnato il titolo come talento dell’anno ai Danish Music Awards.
2nd demo è fuori dal 16 aprile su Spotify.