CI SIAMO FATTI UNA CULTURA (II)

La trap è la novità del decennio, forse ve ne siete già accorti. E quando si parla di trap, si parla di Migos. Basta quindi un semplice sillogismo per riuscire a comprendere la scia di hype che Culture II, terzo disco del trio di Atlanta, stava da un po’ di tempo lasciando dietro di sé. Più difficile era capire se l’album, fresco di nomination ai Grammy come ‘Best rap album’ sarebbe stato all’altezza del primo della saga.

Il giorno del giudizio è arrivato e suona come 24 tracce piene di “ice on my wrist”. Fin qui tutto normale. Non ci si può aspettare che da un giorno all’altro i testi del gruppo strabordino di significato. Ed è meglio così, perché pensare che un giorno Quavo potrebbe perdere la testa causa “poppin’ pills” e predicare morigeratezza e frugalità può essere davvero spaventoso. Resta da capire se Culture II è stato capace di riconfermare il primato nel genere.

Nella miriade di pezzi del disco si passa da feat. notevoli (vedi Drake in Walk it Talk it) a produzioni invidiabili, come quella di Pharrell in Stir Fry. Un ringraziamento speciale va a Offest, che ha già fatto la barra dell’anno:

“Life’s Monopoly / go cop me some land and some property”

L’album sa anche un po’ d’Italia: come per il precedente, la cover è stata fatta da Stole Stojmenov @moabvillain, ragazzo di origine macedone trasferitosi a 4 anni a Bolzano e che, da quando ne ha 15, vive a Milano City (sue le copertine di artisti del calibro di Egreen, Salmo, Ensi, Lazza). Orgoglio nazionale.

Tornando a noi, un consiglio spassionato: anche se al primo ascolto il disco non vi ha convinto al 100% (comprensibilissimo), non demordete, perché potreste trovarci delle chicche come Open It Up: uno di quei pezzi all’apparenza anonimi che si trasformano in puro fuoco (senza dubbio la base di Cardo aiuta molto).

Quindi? Cosa si può dire di Culture II? Se fosse un orologio, purtroppo, non sarebbe il Patek Philippe della foto soprastante. Ma sarebbe comunque un buon orologio, di ottima fattura, abbastanza zarro e soprattutto costoso. Perlomeno abbastanza per stare sul polso di uno dei ‘four Migos (inseparable)’. Chi indovina la cit. è un CU PI DO.

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