ABBIAMO INTERVISTATO EGYPTRIXX (HALOCLINE TRANCE)

Un paio di settimane fa David Psutka – a.k.a Egyptrixx – è tornato in italia per un live immerso nella cornice dei Bagni Misteriosi. Lo ha chiamato Electropark Exchanges ,”un trittico di concerti degno della miglior tradizione rinascimentale”,  con un focus dedicato al Canada e ai suoi producer (prima di lui Tim Hecker, il 4 Luglio Marie Davidson).

Noi eravamo lì, con le nostre domande e con la fotocamera di RFM, e abbiamo colto l’occasione per fargli qualche ritratto a bordo piscina e intervistarlo sulla musica, sui luoghi in cui ha suonato, della sua etichetta di cui siamo affascinati, e su quel poco che si ricordava della sua ultima data milanese, quando era ospite del nostro party sotterraneo (#tbt 2014).
Il live e’ iniziato dopo il tramonto e le luci si sono spente. Una colata plastica di suoni metallici e naturali ci ha avvolti per 45 minuti. Grazie david & electropark exchanges.

ENGLISH VERSION

Ciao David, prima di tutto bentornato in italia, se non andiamo errati è la seconda volta che vieni a milano e la prima era al famoso party insieme in via crocefisso. Cosa ti ricordi di quell’esperienza?

Ciao! Sì esatto l’ultima volta che sono venuto a milano era per il dj set alla vostra festa, è stato fantastico! Ho da sempre voluto suonare in italia, è così sensuale, stimolante e viva, non mi sono mai trovato male. E poi in quell’occasione ho conosciuto diverse persone che mi sono subito sembrate simpatiche, tra cui voi di ptwschool :) la prima cosa che mi viene in mente è che la location era una specie di labirinto. Non ho altro in particolare da aggiungere sul mio viaggio a milano, ho i ricordi un po’ appannati!

Sei spesso in altre città per suonare e sempre in location particolari. È un fattore importante il luogo del tuo show e qual è la tua location ideale? Qual è stata invece quella più assurda in cui ti sei ritrovato a suonare?

Sì, assolutamente, la location è importantissima per me, direi quanto la performance stessa. Alla base di tutti i miei progetti c’è il modo in cui il suono si relaziona con lo spazio, anche in quanto oggetto, materia pura. Mi affascina sempre osservare come il suono si diffonde e come viene percepito (è per questo che durante gli show abbasso sempre i monitor o li spengo proprio del tutto). Che si tratti di un dj set, di un live o qualsiasi altra cosa, la location ha sempre le sue caratteristiche peculiari che la rendono un fattore determinante e che quindi cerco sempre di considerare in fase di preparazione. Questo vale sia per le performance di anamai, che sono particolarmente morbide e avvolgenti, che per quelle di Egyptrixx, decisamente più fisiche e violente. Generalmente non ho preferenze per la location, ma sceglierla è sicuramente uno dei momenti più affascinanti della programmazione del live/dj set.

Devo dire che ho sempre avuto la fortuna di suonare in posti insoliti, chiese, case, fabbriche e piscine, e devodire che stimo molto i promoter che si prendono questi rischi perché alla fine è sempre gratificante sia per l’artista che per il pubblico.

Qual è stata, invece, la più suggestiva?

Non ho delle preferenze ad essere sincero – ce ne sono di molto spaziose, e con un’acustica perfetta, come il Berghain o First Avenue in cui è sempre un piacere suonarci, ma ogni volta mi immergo in queste location in maniera diversa stimolandomi a suonare dentro luoghi insoliti come Basilica Hudson, Studio Bell Calgary o qui al teatro Franco Parenti, Bagni Misteriosi etc. Il mio approccio alla musica riguarda proprio questo: come il suono si sviluppa nello spazio e la combinazione struttura + location influenza notevolmenente l’esperienza sonora.

Com’è la scena musicale a Toronto e in Canada?

Toronto è una città grande, variegata e, prima di tutto, una sorta di contenitore di suoni globali. Ci sono piccoli gruppi che fanno riferimento/supportano la musica del momento, ma è difficile descrivere uno specifico tipo di suono o un’estetica. A mio parere le cose più interessanti del momento sono quelle più ricercate e interdisciplinari. Gli artisti che seguo di più sono: Xuan Ye, Colin Fisher, David Jones, Amanda Acorn, Open Fortress, Chrysanthemum White Alder e Pressa.

Nelle copertine dei tuoi ultimi dischi troviamo sempre della materia solida ricreata in 3d e pensiamo che questa sia una chiave di lettura anche del tuo percorso musicale. Qual è il tuo punto di vista a riguardo?

La maggior parte della musica che produco, in particolare quella del progetto egyptrixx, è decisamente influenzata da idee e referenze non musicali, in particolare dalla composizione dei materiali, dalla loro disposizione e dalle relazioni che si instaurano tra essi. La stessa cosa vale per il suono inteso come materia, oggetto fisico. La componente visuale è una delle fondamenta di egyptrixx, che è strettamente legato all’estetica e ai processi: in questo senso le due cose sono perfettamente complementari.

Chi cura gli artwork e come ti rapporti di solito con i designer?

Tutti gli artwork di Egyptrixx sono stati fatti da ANF, a.k.a. Andreas Fischer. Ho sempre considerato questo progetto musicale come una collaborazione multimediale, ma ogni disco si è poi evoluto diversamente: pure beyond reproach è stato molto più di un lavoro incentrato sulla tematica principale che sta dietro all’album, ovvero un’idea di trasposizione della great pacific garbage patch (l’isola di plastica nel pacifico, ndr).

Halocline Trance, la tua etichetta, è la tua naturale estensione, nel senso che c’è la tua mano in più o meno tutte le release, non sempre con il nome di Egyptrixx, l’ultima release, Anamai, ha anche influenze analogiche e un cantato, mentre limit vede la collaborazione con James Connolly (Dance System / L-Vis1990) ed è forse quella con il singolo più club oriented. La domanda è questa: quanti David Psutka esistono? Ci parli di queste collaborazioni e dell’idea dietro all’etichetta a partire dall’origine del suo nome?

A dire il vero non c’è una vera e propria storia dietro il nome, è semplicemente il risultato dell’accostamento delle idee e dell’immaginario che avevo in mente, cercavo qualcosa che fosse una costante in tutti i progetti dell’etichetta. Nello specifico “Halocline” significa letteralmente “Aloclino” e indica in oceanografia una stratificazione dell’acqua, mentre “trance” fa riferimento a una sensazione, uno stato d’animo, un suono ecc.
Siccome scrivo e registro un sacco, con Halocline Trance avevo bisogno di creare un contenitore che inglobasse le mie produzioni e i live.

Ora una domanda riguardo al tuo ultimo disco, anche qui c’è della materia nell’artwork, della plastica in una delle tracce (plastic pebble) e cemento (we can be concrete) e dell’acqua corrente che apre e chiude l’album. Qual è il concept dietro questo disco e com’è suonarlo live?

L’obiettivo era quello di immaginare ritmi e pattern musicali creati da pezzi di microplastica oceanica che si scontrano tra loro, elementi che gocciolano, schizzano, stridono e allo stesso tempo trovano un ordine. Nell’album questi suoni creano dei parallelismi con l’attitudine dell’uomo alla fedeltà totale “what wouldn’t you do for the crew”. Finora i live sono stati davvero intensi, fisici e travolgenti, ma allo stesso tempo tranquilli e multisensoriali.

Come domanda finale vorremmo chiederti di parlarci di ciò che sta per accadere. Puoi darci un’anticipazione delle prossime release, live, collaborazioni di Egyptrixx e Halocline Trance?

Sto preparando alcuni live estivi con Anamai + Egyptrixx poi mi prenderò una pausa per stare con la mia famiglia. Ci sono un paio di tour per quest’autunno e e farò uscire il secondo disco di ceramic tl su halocline trance di cui sono davvero contento, è stata una collaborazione fantastica.

foto & intervista: RFM – traduzioni: CC
special thanks: ELECTROPARK EXCHANGES

segui Egyptrixx: soundcloud.com/egyptrixx
segui Halocline-Trance: halocline-trance.com

CIAO OCEANI

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